La pace fiscale è attualmente al vaglio della commissione Finanze del Senato e l’iter parlamentare si preannuncia complesso. Cittadini e professionisti hanno già messo in evidenza come il decreto legge 23 ottobre n.119 sia foriero di incertezze e paradossi: un esempio su tutti, gli avvisi bonari.

Gli avvisi bonari non sono sanabili, ma se un contribuente ne ha ricevuto uno mesi fa e lo ha ignorato, ora può approfittare della pace fiscale e rottamare la cartella esattoriale che ne è scaturita. Al contrario, chi ha pagato o rateizzato l’importo contestato, non potrà beneficiare della pace fiscale, neanche per le somme ancora dovute.

Ma uno dei temi più controversi è quello dell’entità dello sconto per chi ha un processo in corso con il Fisco e si è visto dare ragione dal giudice. Altro caso paradossale  è quello di chi ad oggi ha già versato più di quanto gli costerebbe chiudere la lite sfruttando la pace fiscale, ad esempio perché ha perso il processo in secondo grado. In tal caso l’incentivo a chiudere la lite senza portare il processo in Cassazione diminuisce di parecchio. Verrebbe quindi meno uno degli obiettivi dichiarati della manovra, ossia quello di ridurre le liti in Cassazione.

Il Sole 24 Ore, in un recente articolo, ha effettuato diverse simulazioni per capire quanto il contribuente potrebbe risparmiare aderendo alla pace fiscale. Leggi qui l’approfondimento: http://bit.ly/2RoSA8y

 

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