Un agosto infuocato dal punto di vista del Fisco: sono 246 le scadenze da rispettare entro la fine del mese, e in particolare entro il 20 agosto, data nella quale si sono concentrate la maggior parte dei appuntamenti (83%). Il 20 agosto è infatti il giorno in cui termina la tradizionale pausa estiva, ma anche il secondo appello, dopo la prima scadenza del 20 luglio, per le partite Iva soggette alle pagella fiscali e quelle nel regime forfettario, che entro questa data hanno dovuto completare i versamenti del saldo 2019 e del primo acconto 2020 di imposte sui redditi e contributi, con una maggiorazione dello 0,40%.
Entro questa data il Fisco dovrebbe aver completato l’incasso degli 8,4 miliardi di imposte dovute da questi soggetti: una cifra considerevole, che ha inciso sul rifiuto alla concessione di un’ulteriore proroga di versamenti (le date del 20 luglio e del 20 agosto sono già frutto di precedenti proroghe concesse dal Governo), nonostante le pressanti richieste di commercialisti e associazioni di categorie, che hanno più volte sottolineato la necessità di concedere più tempo ai contribuenti, a causa della carenza di liquidità di imprese e professionisti a causa del lockdown.
Alla fine il Governo ha deciso, con il decreto Agosto (Dl 104/2020), di prorogare i termini di scadenza solo per i versamenti dei mesi di chiusura per Coronavirus, concedendo di spalmare il 50% di quanto dovuto su 24 rate, a partire dal 16 gennaio 2021, e per i versamenti del secondo acconto 2020. Per quest’ultimo versamento, la platea degli interessati è potenzialmente la stessa delle scadenze del 20 luglio e del 20 agosto: questi contribuenti potranno rinviare i versamenti di fine novembre al 30 aprile 2021, a condizione che nella prima metà di quest’anno abbia subito una contrazione di almeno il 33% di fatturato e corrispettivi rispetto al primo semestre del 2019.
Regole di non semplicissima attuazione, che in caso di errore potrebbero costare ai contribuenti future sanzioni da parte del Fisco. Inoltre, l’acconto rinviato ad aprile 2021 arriva a cadere appena due mesi prima della scadenza del saldo delle imposte 2020, con il conseguente peso sulle finanze dei contribuenti.
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