Sfoltire l’arretrato fiscale in Cassazione, portandolo a due terzi del totale, per raggiungere entro i tre anni una percentuale di pendenze che sia sostenibile. È questo l’obiettivo dei giudici della Sezione tributaria, direttamente toccati dal fenomeno dell’arretrato fiscale in Cassazione, che hanno messo a punto una soluzione specifica per il problema: la rottamazione dei procedimenti datati combinata con l’aumento dell’organico, per abbattere la parte più sostanziosa dei 53.482 fascicoli fiscali in arretrato, pari al 46% dei dei 120.473 giudizi civili pendenti in totale davanti alla Suprema Corte. Una mole di procedimenti impressionante, che rallenta il funzionamento della Cassazione e che incide notevolmente sulle attività dell’Erario, delle imprese e dei contribuenti, considerando che il processo tributario pesa per oltre 40 miliardi di euro l’anno nel sistema economico italiano.
In particolare, l’affanno è evidente nelle quinta sezione civile della Corte, specializzata nel contenzioso fiscale, come si evince chiaramente nel “Programma per la gestione dei procedimenti”, la relazione che i giudici della sezione tributaria hanno inviato al primo presidente Pietro Curzio. Dalla relazione emerge come siano in attesa di valutazione procedimenti iscritti anche sette anni fa, con conseguenze importanti sull’applicazione certa e uniforme della legge da parte della Cassazione, i cui principi in tema fiscale, e in particolare la concretizzazione della “giusta imposta”, potrebbero perdere di attualità dal momento che si rischia di intervenire solo dopo anni su prassi ormai consolidate delle Agenzie.
Su ogni consigliere della sezione (per un totale di 40) pesano 1.337 procedimenti arretrati: una situazione che esige senza dubbio una soluzione.
Le soluzioni del 2019, anno d’oro della sezione
Il 2019 è considerato l’anno d’oro della sezione tributaria: l’estinzione dei procedimenti per effetto della Pace fiscale e l’applicazione di 25 giudici del Massimario e di 24 giudici ausiliari (ossia magistrati in pensione, oggi scesi a 13, probabilmente a causa di una retribuzione inadeguata) ha permesso di definire per la prima volta 11.461 fascicoli, di cui 9.536 ricorsi pervenuti nell’anno, incidendo così anche sull’arretrato fiscale.
Biagio Virgilio, presidente di sezione della Corte, ha sottolineato come questo fenomeno “comporterà un ridimensionamento della produttività della sezione, quantificabile in 4.500-5.000 ricorsi all’anno”. Il rischio, quindi è di tornare alla situazione di partenza, con un aumento concreto e repentino dell’arretrato fiscale.
La soluzione dei giudici della sezione tributaria per definire l’arretrato fiscale
Nel “Programma per la gestione dei procedimenti” i giudici non hanno tracciato solamente un quadro delle criticità, ma offrono anche una soluzione per il rilancio della sezione tributaria, proponendo una “ricetta” che potrebbe essere inserita nell’aggiornamento del Recovery plan italiano.
Le proposte della Corte possono essere riassunte in sei punti:
- un intervento legislativo che valuti la possibilità di attuare misure deflattive del contenzioso per abbattere l’arretrato
- la proroga in via transitoria dell’applicazione degli attuali magistrati del Massimario
- il passaggio, previa valutazione del Csm, degli attuali applicati del Massimario alla qualifica di consiglieri di Cassazione, destinati alla sezione tributaria
- l’aumento dell’organico da 40 a 60 consiglieri, per mettere alla sezione di definire in modo stabile anche 15mila procedimenti l’anno (al posto degli attuali 10mila), così da erodere l’arretrato fiscale di circa 5mila unità l’anno
- prevedere una permanenza minima nella sezione tributaria di almeno 4 o 5 anni, così da affinare le competenze dei magistrati in tema fiscale
- aumentare il personale di cancelleria, in modo da efficentare la sezione.
Si tratta di interventi funzionali che però, come affermato da Virgilio, “potrebbero avere un effetto positivo sull’ultraventennale questione della funzionalità della Sezione tributaria della Corte di cassazione”, con risultati deflattivi dell’arretrato che potrebbe essere ridotto di 2/3 nell’arco di tre anni. Una soluzione quindi che renderebbe gestibili sia le pendenze che i contenziosi in entrata, migliorando così i tempi della giustizia e la qualità nomofilattica delle decisioni della Corte.