Il primo decreto economico legato all’emergenza Coronavirus, approvato a marzo, aveva spostato i termini per gli accertamenti fiscali al 30 aprile. Tra le nuove misure economiche in arrivo, quindi, ci si aspetta anche un nuovo rinvio per atti e cartelle fiscali: con il nuovo decreto legge dovrebbe slittare tutto a settembre, probabilmente alla fine del mese.
La necessità di una proroga era stata sollecitata dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, in audizione parlamentare: Ruffini ha infatti annunciato che dal prossimo 1 giugno ed entro il 31 dicembre, saranno emessi circa 8,5 milioni di atti e comunicazioni dall’amministrazione che dirige.
Boom di atti e accertamenti fiscali da giugno
Un vero e proprio ingorgo di atti, e quindi di notifiche, che deriva dall’abrogazione della norma che prorogava di due anni i termini relativi alle attività di liquidazione, controllo, accertamento, riscossione e contenzioso in capo dall’Agenzia delle Entrate. A causa dell’abrogazione di tale norma, i termini per queste attività scadranno il il 31 dicembre 2020, oppure giorno per giorno a partire dal 1 giugno fino al 31 dicembre.
Quindi, stando ai dati di Ruffini, l’Agenzia delle Entrate dovrà provvedere, a partire dal 1 giugno ed entro il 31 dicembre 2020, a notificare circa 3,7 milioni di atti e comunicazioni in scadenza entro la fine dell’anno. A questi atti si aggiungono altre 4,8 milioni di comunicazioni che, pur non scadendo entro il 31 dicembre 2020, permettono ai contribuenti di correggere con tempestività errori che possono essere sanati con il pagamento di emissioni ridotte prima dell’emissione dell’atto (ad esempio avvisi bonari e lettere di compliance) senza incorrere in ulteriori interessi sulle somme richieste in pagamento.
Agenzia delle Entrate non sarebbe l’unico ente a riprendere l’attività ad inizio giugno: anche Agenzia delle Entrate – Riscossione dovrà produrre e avviare il processo di notifica delle cartelle di pagamento per i ruoli consegnati dagli enti creditori nei mesi di febbraio e marzo 2020. Si tratta di circa 3 milioni di cartelle esattoriali.
Al contempo, riprenderà l’invio, per ora sospeso fino al 31 maggio, degli altri atti di riscossione, ossia di quelli necessari all’interruzione dei termini di prescrizione (1,6 milioni di avvisi di intimazione) e quelli relativi alle azioni di recupero, sia esecutive che cautelari (circa 875 mila atti). Infine, bisogna considerare anche i numeri relativi alle cartelle di pagamento relative ai ruoli che gli Enti impositori consegneranno nel corso dei mesi di aprile e maggio (circa 2 milioni), nonché quelle dei mesi successivi.
La necessità di una nuova proroga
Tale scenario rende quindi necessaria una suddivisione delle diverse attività di liquidazione, accertamento, controllo e riscossione, secondo tempistiche che siano individuate in coerenza con quelle dei provvedimenti emanati a sostegno di famiglie e imprese che si trovano a fronteggiare le difficoltà economiche causate dall’emergenza Coronavirus.
Nella prima stesura del decreto di marzo, erano stati previsti due anni di tempo in più per Agenzia delle Entrate per completare gli accertamenti. Lo scopo di tale previsione era proprio evitare che, conclusa l’emergenza, ci fosse una stretta eccessiva sui controlli: tali misure sono solitamente state attuate anche in occasione di altre emergenze, come i terremoti. Nella versione finale del decreto, tuttavia, questa previsione è sparita: bisognerà quindi vedere se rientrerà nel nuovo decreto evitando di far concentrare nel secondo semestre del 2020 la notifica di milioni di atti e comunicazioni.