Le aperture delle nuove partite Iva tornano finalmente ai livelli pre-Covid: un segnale di un lento e faticoso, ma innegabile, ritorno alla normalità.
Normalità che tuttavia è stata modificata dall’esperienza del lockdown e delle restrizioni, che hanno cambiato le abitudini di produzione e consumo. Lo dimostra il fatto che la crescita delle aperture delle partite Iva sia sostenuta da parte di soggetti non residenti e trainata principalmente dal commercio elettrico.
Sono questi gli elementi fondamentali che emergono leggendo i dati del secondo trimestre 2021 (aprile-giugno) sull’andamento delle aperture di nuove attività nella prima metà dell’anno, pubblicati dall’Osservatorio sulle partite Iva del dipartimento delle Finanze. Scendiamo quindi nel dettaglio.
Nuove partite Iva: crescita del 30% rispetto al 2020
Nei primi sei mesi del 2021 sono state aperte oltre 334mila partite Iva, con un incremento del 30% rispetto al primo semestre del 2020, segnato dal lockdown e quindi da una brusca frenata alla nascita di nuove attività imprenditoriali o professionali. Se invece confrontiamo questo dato con lo stesso periodo del 2019, in epoca pre-Covid, si rileva una sostanziale e generale stazionarietà (-0,2%). Scendendo nel dettaglio della forma giuridica, tuttavia, appare evidenza come la principale differenza, in termini negativi, sia relativa al calo delle persone fisiche, che rispetto al 2019% scendono del 9%.
Il commercio online traina l’apertura delle nuove partite Iva
Come detto, l‘elemento trainante nelle aperture di posizioni fiscali in Italia è quello relativo ai soggetti non residenti, che registrano infatti un incremento di quasi il 400% sul 2019 e del 346% sul 2020. La spiegazione di questo boom si trova nella nota del dipartimento delle Finanze, dove si legge che queste nuove partite Iva sono costituite essenzialmente da società di commercio online. Si tratta quindi di operatori esteri che per poter svolgere attività di e-commerce nel nostro Paese aprono una partita Iva.
Accanto a questo fenomeno, ne sta poi emergendo un altro, ossia quello delle società straniere che aprono una posizione Iva in Italia per poter avere uno o più depositi e quindi vendere direttamente dal nostro Paese.
La crescita è quindi significativa, ma sarà da verificare nei prossimi mesi, quando saranno diffusi anche i dati del terzo trimestre, anche in relazione ai nuovi regimi Oss e Ioss, entrati in vigore dallo scorso 1 luglio. Tali regimi consentono infatti semplificazioni in ambito e-commerce per gli operatori attivi in più Paesi dell’Unione Europea e permettono di non doversi identificare con una posizione in ciascuno di essi.
Le chiusure delle partiva Iva
Per avere un quadro completo della situazione è necessario analizzare anche le dinamiche relative alle chiusure di attività. Nei dati del primo trimestre 2021, il dipartimento delle Finanze aveva evidenziato come le chiusure 2020 fossero inferiori a quelle del 2019 (333.495 contro 429.478), riportando come questi dati sembrassero “mostrare che le misure di sostegno alle partite Iva messe in campo nel corso del 2020 abbiano avuto l’effetto di limitare le cessazioni di attività”.
La vera prova però sarà nel corso del 2021, quando sarà possibile capire i reali effetti delle pandemia.
Il regime forfettario
Infine, analizzando i dati relativi al regime forfettario, emerge come siano circa 153mila le attività che hanno scelto la flat tax al momento dell’apertura della partita Iva nel primo semestre 2021. Si tratta di poco meno della metà (45,8%) del totale delle nuove aperture e dei due terzi delle aperture di persone fisiche.
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