Ad oggi, la disciplina dell’equo compenso è applicabile esclusivamente alla contrattazione massiva tra professionisti e contraenti forti, come banche e assicurazioni, oppure tra professionista e Pubblica Amministrazione. Secondo il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e Consulenti del Lavoro, invece, l’equo compenso dovrebbe essere esteso e dovrebbe applicarsi a qualsiasi accordo tra professionista e un diverso committente.
I lavori in corso alla Commissione Giustizia della Camera rappresentano quindi, come sottolineato dal Presidente CNDCEC Massimo Miani, un’occasione cruciale per il legislatore, per contribuire al miglioramento dell’attuale disciplina sulla tutela dell’equo compenso, garantendo una maggiore coerenza tra questo principio e quelli relativi alla tutela del lavoro, di derivazione codicistica e costituzionale.
L’ultimo intervento in materia, nel 2017, ha introdotto specifiche norme di legge che tutelano la corresponsione di un equo compenso, assicurando il ricordo obbligatorio all’applicazione dei parametri ministeriali nei rapporti tra professionista e il cosiddetto cliente forte o Pubblica amministrazione. Tale intervento è stato un chiaro segnale della presa di coscienza del fatto che l’inesistenza di norme tariffarie di riferimento avesse ripercussioni negative sia sulle categorie professionali che sul mercato.
Ad oggi, tuttavia, le disposizioni in vigore non appaiono sufficienti a garantire la piena tutela del principio dell’equo compenso, che deve intendersi come la capacità di garantire realmente il diritto del professionista alla corresponsione di un compenso che sia proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, considerando la natura, il contenuto e la caratteristiche della prestazione professionale, in conformità a quanto previsto dall’art. 36 Cost. e dall’art. 2233 c.c..
Giorgio Luchetta, vicepresidente del Consiglio nazionale della categoria, ha sottolineato come sia fortemente indicativo che tutti i disegni di legge attualmente sotto esame presso la Commissione della Camera prevedano, seppur in termini diversi, un ampliamento significativo dell’ambito di applicazione della disciplina, sia attraverso il superamento del concetto di “cliente forte”, sia con il riferimento a tipologie di accordo diverse rispetto alle convenzioni unilateralmente predisposte.
In particolare, è necessario superare la riluttanza della pubblica amministrazione nel riconoscere il diritto dei professionisti all’equo compenso.
È quindi fondamentale che, approfittando dei lavori della Commissione Giustizia della Camera, il legislatore dia concreta attuazione ai principi costituzionali e codicistici in tema di tutela del lavoro, estendendo la disciplina dell’equo compenso ad ogni tipo di accordo che intercorre tra professionista e cliente.