I commercialisti si schierano contro l’obbligo di fattura elettronica per i forfettari, o per lo meno, contro la sua entrata i vigore a partire dal 1 luglio, ossia a metà anno fiscale: la conseguenza sarebbe quella di avere un esercizio composto in parte da fatture cartacee e in parte da fatture elettroniche.
L’ampliamento dell’obbligo di fatturazione elettronica alle partite Iva con più di 25.000 euro di compensi annui è previsto dal decreto Pnrr 2 (dl 36/2022, pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 100 del 30 aprile). I professionisti chiedono una proroga al prossimo gennaio, in modo da far coincidere l’inizio dell’obbligo con l’inizio dell’anno fiscale. Il Consiglio nazionale, così come le diverse associazioni, sperano che il Parlamento modifichi la norma durante la conversione in legge del decreto.
A chiedere la proroga per l’entrate in vigore dell’obbligo è il neoeletto presidente del Consiglio nazionale Elbano de Nuccio, secondo il quale la scelta di far decorrere da luglio questo adempimento è poco efficiente, “in quanto la decorrenza obbligatoria da metà anno significa dover gestire in maniera mista un periodo fiscale. Sarebbe invece più opportuno, nell’interesse dell’efficacia e dell’efficienza dello strumento, che lo stesso fosse avviato a inizio anno fiscale. Questo per evitare in particolare la complicazione derivante da una modalità mista dei documenti in parte cartacei e in parte elettronici”.
Dello stesso avviso anche le associazioni di categoria. Secondo Maria Pia Nucera, presidente dell’Associazione dottori commercialisti (Adc) il problema “non è la fatturazione elettronica, che anzi sosteniamo da anni, ma la tempistica, che è semplicemente inaccettabile. In questo modo, l’Agenzia delle entrate non capisce le esigenze dei cittadini, che nel mezzo dell’anno si trovano con fatture diverse. Si tratta di una difficoltà oggettiva, che si ripeterà anche con gli scontrini elettronici verso l’estero. Tutto ciò, inoltre, andrà a discapito dei più piccoli, verso i quali le case di software dovrebbero prevedere sistemi molto più accessibili con prezzi competitivi. Non si possono introdurre nuovi adempimenti digitali in corso d’opera”.
Concorda anche Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale commercialisti (Anc): “prima o poi ci si aspettava l’introduzione dell’obbligo, visto che era stato richiesto all’Unione europea. La cosa che non ci potevamo aspettare è una tempistica di questo genere. Si andrà a creare una grossa confusione che, come al solito, ricadrà sulle spalle dei commercialisti, perché ora sarà necessario fare formazione a questi soggetti. Era molto meglio iniziare da gennaio del prossimo anno, in modo da dare una certa linearità. Inoltre, il decreto Pnrr ci porta in dote altre due sorprese; una è quella delle sanzioni nel caso di mancato Pos e bisognerebbe almeno ridurre se non azzerare i costi delle commissioni. L’altra, invece, è il codice della crisi; l’ennesimo rinvio crea ancora più confusione, ma in generale sarebbe necessario immaginarsi proprio un’entrata in vigore scaglionata nel tempo, per permettere a tutti di prepararsi alle novità. Cosa che devono fare in primis i commercialisti”.