L’Associazione dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili e l’Associazione Nazionale Commercialisti hanno recentemente espresso alcune perplessità in merito ai dati diffusi dall’Agenzia delle Entrate su fattura elettronica e falsi crediti IVA.
In particolare, a seguito dalla conferenza stampa dell’Agenzia delle Entrate, avvenuta lo scorso 18 marzo, emerge che, grazie alla fattura elettronica, sono stati bloccati nei primi due mesi falsi crediti IVA per 668 milioni di euro. Ad essere smascherato è stato un complesso sistema di frodi, perpetrato attraverso false fatturazioni tra società cantiere.
A sollevare le perplessità delle associazioni dei commercialisti, tuttavia, ci sono alcuni dubbi sulla consequenzialità delle considerazioni emerse nel corso della conferenza stampa dell’Agenzia delle Entrate. L’Ente, infatti, accorpa nella sua comunicazione il recuperato del 2018, pari a 16 miliardi di euro derivanti da compliance, versamenti e ruoli, e il blocco delle compensazioni per 668 milioni di euro messo in atto proprio nei primi due mesi del 2019. Tale compensazione, oltretutto, è stata applicata in base ad una norma, discutibile, per consente di sospendere l’esecuzione di tutte le compensazioni per 30 giorni, in caso di profili di rischio non meglio specificati.
L’Agenzia delle Entrate attribuisce il merito del recupero dei falsi crediti IVA alla fattura elettronica tra privati, entrata in vigore dal 1 gennaio 2019. Tuttavia, non ci sono reali evidenze che facciano emergere più di quanto già non risultasse con il sistema cartaceo e con l’analisi dello spesometro.
Infine, i commercialisti rilevano come nel dato sui 2,7 milioni di operatori che hanno utilizzato la fattura elettronica a marzo 2019, manca il computo dei quasi due milioni di soggetti economici che invece non hanno emesso alcuna fattura.
“Ancora una volta, alla nostra categoria, che ha gestito questo passaggio epocale con propri mezzi e risorse” – commentano le associazioni – “non è attribuito alcun riconoscimento”.
ADC e ANC chiedono piuttosto che l’Agenzia delle Entrate smentisca le ipotesi sull’introduzione di un nuovo obbligo per i contribuenti, e di conseguenza per gli intermediari delegati, in merito all’acquisizione di un set di dati precalcolati per l’elaborazione degli Isa. Si tratterebbe infatti di un adempimento ulteriore sulle spalle dei commercialisti, che si troverebbero a dover raccogliere le deleghe cartacee, conservarle in un registro, inviare il file, acquisire e trasmettere l’xml e importare i dati nel gestionale.
Un’attività che sicuramente alleggerirebbe il lavoro dell’Agenzia ma che comporterebbe nuovi importanti costi per i commercialisti.
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