La fattura elettronica deve essere cambiata: è quanto ha chiesto il Garante della Privacy all’Agenzia delle Entrate, esercitando per la prima volta il potere correttivo di avvertimento attribuitogli dal Regolamento europeo.
Secondo quanto osservato dal Garante, infatti, l’entrata in vigore dell’obbligo di emissione di fattura elettronica tra privati comporta rischi molto elevati “per i diritti e le libertà degli interessati, comportando un trattamento sistematico, generalizzato e di dettaglio di dati personali su larga scala, potenzialmente relativo ad ogni aspetto della vita quotidiana dell’intera popolazione, sproporzionato rispetto all’obiettivo di interesse pubblico, pur legittimo, perseguito”.
La fatturazione elettronica, così come è stata configurata dall’Agenzia delle Entrate, mette quindi a rischio la privacy e per questo il Garante ha chiesto di far luce con urgenza sul tema. In particolare, l’Agenzia dovrà chiarire come renderà conforme alla normativa italiana e europea il trattamento dei dati effettuati per la fatturazione elettronica.
Il nodo della questione è che l’Agenzia delle Entrate una volta aver recapitato le fatture elettroniche attraverso il sistema di interscambio SDI, non archivierà solo i dati obbligatori ai fini fiscali, ma anche la fattura vera e propria, che contiene molte informazioni di dettaglio, come abitudini e tipologie di consumo o addirittura descrizioni di prestazioni legali o sanitarie.
Tali fatture sono poi a disposizione in formato elettronico sul portale dell’Agenzia delle Entrate, senza una richiesta dei consumatori e anche in caso questi scelgano di continuare a ricevere la fattura cartacea direttamente dal fornitore.
Potenzialmente rischioso in tema di privacy anche il ruolo degli intermediari, che possono essere delegati dal contribuente alla trasmissione, ricezione e raccolta delle fatture elettroniche. Alcuni di questi intermediari operano anche nei confronti di molte imprese e quindi si avrebbero accesso ad una quantità enorme di dati, con i conseguenti rischi per la sicurezza delle informazioni e possibili usi impropri.
Photo credit: Il Corriere della Sera – www.corriere.it