Le modifiche introdotte dalla Legge di Bilancio 2020 alla flat tax sono ormai note, ma forse ciò che non era chiaro era da quando i paletti per l’accesso (o la permanenza) nel regime forfettario entrassero in vigore. Il chiarimento è finalmente arrivato, a margine di un convegno organizzato lo scorso 23 gennaio dall’Anc, per bocca del sottosegretario all’economia Cecilia Guerra, che ha precisato che le modifiche introdotte alla flat tax sono già in vigore.
Non si applicano quindi i principi dello Statuto del contribuente, come avevano ipotizzato alcuni nei giorni precedenti: non trattandosi di un un nuovo adempimento, il requisito di non aver percepito nell’anno precedente redditi da lavoro dipendente o assimilato superiori a 30 mila euro vale già dal 2019.
Pertanto, chi nel 2019 ha superato il limite dei 30 mila euro per i redditi da lavoro dipendente o assimilato è fuori dal regime forfettario già dal 1 gennaio 2020.
La risposta del sottosegretario Guerra arriva dopo la settimana di tempo che il Governo aveva voluto concedersi per rispondere ai questi posti da Movimento 5 Stelle e Lega, che avevano sollevato l’ipotesi di uno slittamento al 2021 per l’entrata in vigore dei nuovi limiti di accesso alla flat tax del 15% per chi ha ricavi fino a 65 mila euro.
Inoltre, il sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa (M5S) aveva proposto, per venire incontro a quei contribuenti che non sono certi di aver oltrepassato il limite dei 30mila euro di redditi da lavoro dipendente, e che potranno verificarlo solo con la Certificazione Unica di marzo, la possibilità di accettare come verifica del limite anche la somma dei cedolini o della busta paga datate 2019.
Tale soluzione, che se accolta dovrebbe essere ufficializzata da un’apposita circolare, potrebbe sopravvivere anche a quanto affermato dal sottosegretario Guerra, dal momento che la verifica attraverso la certificazione unica sembra compatibile con le ultime indicazioni fornite dal Governo.
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