Fisco e intelligenza artificiale: un connubio che offre molte potenzialità, purché il sistema mantenga un volto umano. È questo, in sostanza, il messaggio che l’Unione nazionale delle camere degli avvocati tributaristi (Uncat) ha consegnato alla commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria, in occasione dell’indagine conoscitiva su “Digitalizzazione e interoperabilità delle banche dati”.
Un appello in sette punti per la difesa dei principi di uguaglianza, difesa, parità delle parti nel procedimento di accertamento e nel processo tributario, messi a rischio, secondo i tributaristi, da una applicazione poco oculata dell’intelligenza artificiale, come machine learning, deep learning, data lake e network science, nel settore fiscale.
I rischi dell’intelligenza artificiale nel settore fiscale
Uncat rileva come, nelle precedenti audizioni dei rappresentanti del ministero dell’Economia e dell’Agenzia delle Entrate, sia emersa la volontà di compiere un cambio di passo verso il digitale, con l’avvio di iniziative per la creazione di un unico data lake i cui far confluire le informazioni delle banche dati fiscali; o ancora, il progetto A data driven approach to tax evasion risk analysis in Italy, ideato dall’Agenzia delle entrate e finanziato dall’Unione europea, per il potenziamento delle attività di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale.
A fronte di queste iniziative, gli avvocati tributaristi chiedono, come si legge nel documento presentato per l’audizione, che ci sia maggiore chiarezza su come “a massa dei dati raccolti e custoditi viene composta ai fini del risultato finale”, “come si forma l’algoritmo che origina l’atto amministrativo concernente la sfera del cittadino” e quali siano gli spazi di agibilità “per il controllo di quel dato ed evitare la passiva soggezione”.
Inoltre, in vista della creazione di data set, algoritmi predittivi e di data analysis, sia standard che di audit, Uncat chiede che siano coinvolti tutti gli operatori del settore tributario, così da valutare le metodologie e le tipologie, in un’ottica di condivisione. I difensori dei contribuenti chiedono poi che sia loro garantita trasparenza, con accesso al codice sorgente o alla logica dell’Intelligenza artificiale che sarà impiegata ai fini fiscali.
A queste richieste si aggiunge quella di esclusione degli atti di accertamento dell’Agenzia delle Entrate dalle procedure totalmente automatizzate, prevedendo sempre una verifica umana, ma anche quella di rafforzare l’obbligo di motivazione dell’atto di accertamento, mantenendo inalterato il principio di responsabilità dall’amministrazione fiscale. Gli avvocati si sono poi espressi contro forme più o meno esplicite di punteggio fiscale “social”, stabilendo una sorta di divieto di “scoring”.
Infine, in merito alla possibile creazione di una banca dati da utilizzare per una giustizia tributaria predittiva, Uncat ha chiesto che i criteri di scelta dei dati da inserire, come sentenze, decreti, ordinanze e altro materiale giuridico, siano condivise con gli operatori del settore, in un’ottica di coinvolgimento, per fare in modo che il data set non sia discriminatorio e possa tener conto del contesto di ogni caso.
Uncat, in conclusione, ha sottolineato la necessità di escludere sentenze automatizzate, ossia di evitare che il sistema di Intelligenza artificiale possa preconfezionare la decisione fiale del giudice, che deve rimanere frutto della sua esclusiva e personale valutazione, e quindi responsabilità.