Una vera e propria sanatoria delle liti tributarie in Cassazione: si tratta della definizione agevolata inserita nel Ddl di riforma della giustizia tributaria che, alla fine di questa legislatura, offre una nuova possibilità ai contribuenti in lite con il Fisco.
La nuova pace fiscale prevede che, in caso di sconfitta integrale delle Entrate nei precedenti gradi di giudizio, il contribuente possa cancellare le liti tributarie in Cassazione fino a 100mila euro pagando il 5 per cento. Se invece l’Agenzia delle Entrate ha perso in tutto o in parte solo uno dei gradi di giudizio, la sanatoria potrà applicarsi solo alle liti fino a 50mila euro, ma con il pagamento del 20 per cento.
Secondo le stime, questa nuova opportunità di definizione agevolata potrebbe portare ad una riduzione del 50% dei contenziosi tributari giacenti in Cassazione: un taglio di circa 23mila fascicoli che permetterebbe di eliminare uno dei principali colli di bottiglia allo stato attuale nella gestione delle liti fiscali.
Le novità però non si fermano alla definizione fiscale: in arrivo anche il “bollino di affidabilità fiscale” per i contribuenti più virtuosi: le partite Iva con un punteggio di almeno 9 nelle pagelle fiscali degli ultimi tre anni saranno esonerati, prima di presentare ricorso, dal presentare la garanzia per ottenere la sospensiva dell’atto impugnato in Commissione tributaria.
Una giustizia tributaria più indipendente
Da sottolineare anche gli interventi che le commissioni congiunte stanno portando avanti in merito al Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, ossia l’organo di autogoverno di giudici fiscali, con l’intenzione di potenziarne l’indipendenza rispetto al ministero dell’Economia. Il Consiglio di presidenza potrà infatti erogare in modo autonomo indennità e bonus per il personale dirigenziale e non in servizio. In arrivo anche la modifica per l’età pensionabile degli attuali giudici onorari prossimi al riposo: dai 70 anni previsti dal Ddl in ingresso, si lavora per spostare la quiescenza a 74 anni nel 2023, fino ad arrivare ai 71 anni nel 2026.
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