Il marketing, soprattutto online, è un elemento sempre più irrinunciabile per gli studi professionali, che però devono fare i conti con una serie di regole deontologiche, soprattutto in tema di riservatezza nei confronti dei clienti.
Ad esempio, l’impossibilità di inserire riferimenti pubblicitari sul sito dello studio si scontra con la necessità di essere presenti su social network come Facebook e LinkedIn è una dicotomia contemporanea che rappresenta perfettamente le sfide che i professionisti e gli esperti di comunicazione che lavorano per loro devono affrontare. Sfide che si concretizzano soprattutto nella necessità di promuovere l’attività dello studio utilizzando strumenti che si evolvono sempre più velocemente, ma rispettando normative che raramente riescono a tenere il passo con questa evoluzione.
Marketing e commercialisti: le regole deontologiche
Le categorie professionali che devono aderire alle regole deontologiche più severe sono senza dubbio commercialisti e avvocati, che sono tenuti alla medesima riservatezza e ad osservare decoro e dignità anche al di fuori della professione. Per loro vige il divieto assoluto di utilizzare il nome dei propri clienti e assistiti (nemmeno con il loro consenso, nel caso degli avvocati), così come è assolutamente vietata la pubblicità comparativa.
Promuovere la propria attività con correttezza, tuttavia, è possibile. Lo spiega Vinicio Nardo, penalista e presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano: “Il codice va applicato nella sostanza; ci sono alcuni passaggi di cui io stesso avverto la ristrettezza che nella pratica non si applicano alla lettera“. Il codice deontologico degli avvocati, prosegue Nardo, “come tutte le norme e convenzioni si adegua, con il tempo, ai cambiamenti della società: la norma sulla pubblicità, per esempio, ha subito varie modificazioni che hanno recepito situazioni che nella pratica erano normali, come la presenza sui social”.
Il punto di vista dei professionisti della comunicazione
In questo contesto entrano in gioco anche i professionisti della comunicazione e delle pubbliche relazioni, che spesso si trovano a promuovere, attraverso strategie ad hoc, le attività degli studi professionali, con l’onere di traghettare queste realtà nel futuro, sempre nel rispetto della deontologia.
“L’obiettivo è garantire un flusso di informazione il più possibile veritiera, corretta, trasparente e riservata” afferma Andrea Cornelli, chief innovation officer di Sec New gate.
Verità, correttezza, trasparenza e riservatezza sono quindi i quattro pilastri sui quali deve basarsi la comunicazione per ogni tipologia di studio professionale.
Luca Barabino, fondatore e ceo di Barabino&Partners, evidenzia poi come “al netto del comportamento deontologico, questa è una stagione in cui i valori etici e morali sono molto sentiti“; è quindi necessario affiancare al codice etico interno all’agenzia di comunicazione dei “requisiti che derivano dal codice deontologico del cliente, tenendo un occhio rivolto costantemente alle innovazioni“.
Ed è proprio questa la sfida più grande per chi lavora al fianco di commercialisti e avvocati, occupandosi di comunicazione: “Allargare l’attività anche alla comunicazione sui social che vanno interpretati e gestiti in modo corretto“, conclude Barabino.
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