Pace fiscale, rottamazione, condono: ecco i temi della nuova definizione agevolata delle imposte, degli atti di accertamento e riscossione e contenzioso tributario, in attesa di iniziare il suo iter parlamentare in commissione Finanze alla Camera. Primo firmatario della proposta di legge è il deputato di Forza Italia Antonio Martino, che afferma: “La proposta di legge vuole intervenire per fronteggiare la drammatica condizione economica che stanno vivendo migliaia di contribuenti, professionisti, lavoratori autonomi, giovani imprenditori e titolari di aziende. Servono nuove misure di pace fiscale che consentano ai contribuenti che hanno presentato una regolare dichiarazione, ma non hanno potuto pagare, di definire la propria posizione col fisco in modo sostenibile”.
Nuova pace fiscale: tre opzioni per la definizione
La proposta di legge sulla nuova pace fiscale prevede la definizione in via automatica entro il 31 ottobre 2020 dei redditi di impresa e di lavoro autonomo relativi ad annualità per cui le dichiarazioni sono state presentate entro il 31 dicembre 2018. A fronte di una garanzia sulla rateizzazione di una polizza fideiussoria assicurativa, il testo di legge prevede tre vie percorribili per la definizione agevolata:
- in un’unica soluzione entro il 31 ottobre 2020, con uno sconto del 40% sugli importi dovuti
- con una rateizzazione nell’arco di 5 anni, uno sconto del 20% e un tasso di interesse del 3%
- con una rateizzazione a 20 anni e tasso di interesse al 2%.
La nuova pace fiscale quindi prevedrebbe un mix tra sconti e rateizzazioni, anche con tempi molto lunghi (l’ultima pace fiscale prevedeva un tempo massimo di rateizzazione a 5 anni), con l’obiettivo di aggredire uno stock fiscale di somme regolarmente dichiarate, ma non pagate. Si tratta di somme davvero ingenti, il cui computo sarà probabilmente ancora più elevato dopo i conteggi post lock down: nell’audizione del 22 aprile 2o20 del del direttore dell’Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini, era infatti emerso che lo stock dei crediti ancora da riscuotere era pari a ben 954,7 miliardi, per una platea di 17,4 milioni di contribuenti. Crediti che sono cresciuti di 20 miliardi in soli 6 mesi, considerando che al 31 agosto 2019 lo stock fiscale comunicato dall’Agenzia delle Entrate era pari a 934,4 miliardi.
Quali sono i crediti effettivamente esigibili?
La cifra effettivamente esigibile, tuttavia, è più esigua di quella che potrebbe apparire: ben il 40% dei crediti, infatti risultata non esigibile, perché appartenuti a soggetti falliti, a persone decedute o imprese cessate, o a nullatenenti. In totale, quindi, 450,3 miliardi continueranno ad essere non esigibili anche per effetto della sospensione dell’attività di riscossione per provvedimenti di autotutela emessi dagli enti creditori.
Non sarà comunque semplice esigere i 504,1 miliardi restanti, di cui:
- 14,7 miliardi di euro sono oggetto di rateizzazioni in corso
- 410,1 miliardi di euro sono relativi a contribuenti nei confronti dei quali l’Agente della riscossione ha già svolto, in questi anni, azioni esecutive o cautelari, che non hanno consentito il recupero integrale del debito attuale
- 79,6 miliardi di euro sono riferiti a posizioni per le quali, in base alle norme a favore dei contribuenti, le azioni di recupero da parte dell’Agente della riscossione sono inibite o limitate.
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