Le partite Iva sono sempre più spesso al centro delle novità introdotte dal decreto fiscale collegato alla manovra. In particolare, sono i contribuenti forfettari e minimi ad essere interessati dalle modifiche in corso, che riguardano soprattutto la riduzione degli acconti al 50% per la scadenza del 2 dicembre e l’ormai famosissima Flat Tax.
Riduzione al 50% degli acconti: i contribuenti coinvolti
Nel decreto fiscale il Governo ha stabilito una riduzione, dal 60% al 50% degli acconti da versare per cedolare secca, Ivie (ossia la tassa patrimoniale sul valore degli immobili all’estero) e Ivafe (l’imposta sulle attività finanziarie all’estero).
La platea dei contribuenti interessati dalla riduzione è delineata dalla risoluzione 93/E/2019 dell’Agenzia delle Entrate, dove si legge che “si applica ai soggetti che esercitano attività economiche per le quali sono stati approvati gli Isa e che dichiarano ricavi o compensi di ammontare non superiore al limite stabilito per ciascun indice dal relativo decreto ministeriale di approvazione nonché ai contribuenti che, trovandosi nelle condizioni descritte sopra, applicano il regime fiscale di vantaggio o quello forfettario, determinano il reddito con altre tipologie di criteri forfetari ovvero ricadono nelle altre cause di esclusione dagli Isa“.
La novità, quindi, coinvolge le partite Iva nel regime forfettario o dei minimi, ma anche i soggetti Isa. Per questi soggetti, si legge ancora nella circolare dell’Agenzia, “il Dl fiscale ha rimodulato la misura dei versamenti della prima e della seconda rata degli acconti dovuti per le seguenti imposte: Irpef, Ires, Irap, imposte sostitutive delle imposte sui redditi e dell’Irap dovute dai contribuenti forfettari, cedolare secca per canoni di locazione, Ivie e Ivafe“.
Come calcolare gli acconti dovuti
Il decreto fiscale, per il periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2019, ha fatto salvo il versamento dell’eventuale prima rata di acconto. Perciò, i contribuenti che hanno versato la prima rata del 40% entro il 30 novembre, ora dovranno versare la seconda rata nella misura del 50%. Chi invece non era tenuto a versare la prima rata, effettuerà un unico versamento, nella misura del 90%, sempre entro il termine del 30 novembre (che slitta al 2 dicembre).
Flat tax e partite Iva, perché il fallimento è dietro l’angolo
Secondo i dati dell’Osservatorio delle partite Iva del dipartimento delle Finanze, da inizio anno una nuova partita Iva su due ha scelto il regime forfettario: oltre 217 mila autonomi e mini imprese hanno scelto il regime agevolato, mentre altri 285 mila sono passati dal regime ordinario a quello forfettario.
Questi numeri sono giustificati dalle modifiche introdotte dalla Legge di Bilancio delle corso anno, che aveva elevato la soglia di ricavi e compensi per accedere al regime agevolato ed eliminato i vincoli su beni strumentali e compensi a collaboratori e addetti, oltre al limite dei 30 mila euro per chi ha redditi da lavori dipendente o pensione.
Oggi, tuttavia, la manovra trasmessa in Parlamento torna indietro sull’abolizione dei vincoli, con l’obiettivo di limitare gli abusi e quindi una possibile perdita di gettito legata all’applicazione dell’imposta sostitutiva, che si sostituisce a Irpef, addizionali e Irap, ma anche al fatto che i contribuenti in regime forfettario non sono soggetti all’Iva e agli adempimenti dichiarativi collegati.
Il Ddl di Bilancio, inoltre, abolisce il regime di flat tax al 20% per ricavi o compensi da 65.001 a 100.000 euro, che sarebbe dovuto entrare in vigore a dicembre 2020.
Proprio su questi punti, tuttavia, i tecnici del Senato avanzano diversi dubbi, sottolineando come la quantificazione delle misure non sia accurata. Ad esempio, non si tiene in considerazione nella stima di maggior risparmio il valore dell’aliquota media Irpef, che, secondo le simulazioni del Governo “è possibile dedurre in percentuali notevolmente differenti tra loro”, in base all’aliquota media che può variare dal 3% al 41,6″%.