Equitalia è stata abolita e molte delle sue funzioni saranno assorbite dal nuovo ente Agenzia delle Entrate Riscossioni. In tema di pignoramento del conto corrente, questo passaggio comporta numerose novità.
Dal 1 luglio il pignoramento del conto corrente potrà essere eseguito senza l’autorizzazione del giudice e in tempi molto più rapidi: se la prima affermazione non è affatto una novità (in caso di debiti fiscali, infatti, è già possibile procedere al pignoramento del conto senza autorizzazione giudiziaria), la seconda costituisce un elemento nuovo nel settore del Contenzioso Tributario.
A partire dal 1 luglio 2017, infatti, Equitalia sarà abolita, secondo quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2017: l’Agenzia delle Entrate Riscossioni sarà il nuovo ente deputato alla riscossione nazionale. Quindi, se prima il provvedimento di pignoramento del conto corrente era a carico di Equitalia, dal 1 luglio sarà disposto direttamente dall’Agenzia delle Entrate. La differenza sostanziale? L’Agenzia delle Entrate ha accesso a numerose banche dati, grazie all’Anagrafe Tributaria e all’Inps.
Ottenere le informazioni che riguardano il rapporto di lavoro di un contribuente e provvedere al pignoramento dello stipendio o della pensione direttamente dal conto corrente sarà senza dubbio un processo più rapido. I contribuenti, quindi, saranno immediatamente privati delle somme dovute al Fisco.
Cos’è il pignoramento del conto corrente
Il pignoramento del conto corrente bancario o postale rientra tra i cosiddetti procedimenti di pignoramenti presso terzi, insieme al pignoramento dello stipendio, al pignoramento della pensione, al pignoramento dell’auto e così via.
Si tratta di un processo regolamentato dall’articolo 491 del codice civile e si qualifica come una misura esecutiva volta al recupero di un credito nei confronti di un debitore.
Solitamente il pignoramento del conto e il prelievo diretto delle somme a debito avviene nel caso in cui il debitore non sia in possesso di beni immobili o mobili da fornire a garanzia del credito.
Solo nel caso in cui il conto corrente pignorato sia in rosso, oppure non ci sia un credito sufficiente a coprire il debito, il creditore ha la facoltà di rivalersi sulla pensione o sullo stipendio accreditati sul conto corrente.
La possibilità di chiedere il pignoramento del conto corrente senza avvalersi di un procedimento giudiziario è valida solo per i debiti fiscali, ossia in caso di mancato pagamento di una cartella esattoriale nei tempi previsti.
In caso in cui il creditore sia un cittadino, un’impresa o una società, il pignoramento del conto corrente deve essere richiesto ad un giudice, che dovrà emettere uno specifico provvedimento di pignoramento.
La banca è sempre obbligata per legge a garantire il blocco del conto corrente e la somma pignorata.
Come funzionerà l’iter di pignoramento del conto corrente da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione?
Come detto, a partire dal 1 luglio 2017 l’ente deputato alla riscossione delle cartelle esattoriali non pagate sarà l’Agenzia delle Entrate Riscossione.
Inviata la cartella esattoriale, che costituisce un atto esecutivo al pari di un atto di precetto, l’Agenzia delle Entrate può procedere al pignoramento del conto corrente una volta passati 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale (qualora ovviamente questa non venga pagata).
Superato il termine, l’Agenzia delle Entrate può inviare l’atto di pignoramento del conto corrente alla banca, prima ancora di notificarlo al debitore. A questo punto il contribuente viene nuovamente sollecitato al pagamento di quanto dovuto: se, trascorsi ulteriori 60 giorni, il debitore continua a non pagare, sarà la banca a versare l’importo pari al debito.
Come difendersi dal pignoramento del conto corrente
Quando un contribuente riceve una notifica di pignoramento del conto corrente, ha la possibilità di impedire che questo provvedimento diventi esecutivo presentando una richiesta di rateizzazione della cartella di pagamento. Tale richiesta deve essere improrogabilmente presentata entro 60 giorni dalla notificata della cartella esattoriale.
Una volta che la richiesta di rateizzazione sia stata accettata e la prima rata del piano di ammortamento pagata, il contribuente può richiedere lo sblocco del conto corrente.