La Corte dei Conti, nell’ambito della sua audizione sulla proposta di riforma dell’Irpef, esprime il proprio parere su alcune delle criticità del sistema impositivo italiano: prima su tutti, l’eccessiva pressione fiscale sui redditi medi, ma anche la complicazione degli adempimenti burocratici, che si traduce in un costo per i contribuenti, e l’elevata propensione all’evasione.
A far parlare la Corte a proposito della pressione fiscale, in particolare dell’Irpef, sui ceti medi del Paese sono i dati: “I redditi compresi tra 28 e 55 mila euro sono ‘eccessivamente’ gravati dall’Irpef, ed è quindi necessario procedere ad una riduzione dell’onere fiscale su tale fascia di reddito“, ha dichiarato il presidente della Corte dei Conti Guido Carlino.
“Al balzo piuttosto sostenuto dell’aliquota marginale dal 27 al 38%”, continua il Presidente, si associa il fatto che “le detrazioni per lavoro dipendente hanno profilo decrescente fino ad azzerarsi”.
Per “risolvere questa distorsione, sarebbe sufficiente riconsiderare il ruolo delle detrazioni, rimodulandole, recuperando la loro funzione di garantire un’adeguata misurazione della capacità contributiva”, conclude Carlino.
Per quanto riguarda invece il tema dell’evasione e dell’elusione fiscale, il cosiddetto “tax gap”, Carlino davanti alla commissione Finanze della Camera ha sottolineato come “in ambito Irpef è stata pari, nel 2018 al 2,8% per i redditi da lavoro dipendente (4,4 miliardi di euro) e al 67,6% per i redditi da lavoro autonomo e di impresa (32,7 miliardi di euro)”.
Questa forbice “tra gettito teorico ed effettivo (tax gap) per diverse categorie di reddito, anche se non completamente ascrivibile a evasione, appare più ampio nel caso dei redditi di lavoro autonomo che non in quello dei redditi da lavoro dipendente”, ha ribadito.
Infine, in merito alla complessità del sistema, Carlino ha esposto come nella riforma sia necessario “semplificare almeno per le fattispecie relative a un gran numero di soggetti”, condannando la complessità della normativa fiscale attuale, che “determina un aumento dei costi sopportati dal contribuente per l’adempimento. Basti pensare che le istruzioni della più semplice delle dichiarazioni, il 730, superano le 130 pagine. Nonostante la ‘precompilata’, la stragrande maggioranza dei contribuenti, anche di istruzione elevata, sono costretti a ricorrere a un professionista”.
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