La riforma della giustizia tributaria è stata approvata in via definitiva alla Camera, con 288 voti favorevoli, 11 contrari e 27 astenuti: l’ok recepisce le modifiche apportate al Ddl dalle commissioni Finanze e Giustizia del Senato nelle scorse settimane.
Dopo cinquant’anni (la precedente normativa risale al 1972), la giurisdizione onoraria lascia il posto ad una giurisdizione professionale, che avrà l’obiettivo di snellire un contenzioso dal valore di circa 40 miliardi di euro l’anno. Le Commissioni provinciali e regionali, inoltre, sono sostituite dalle Corti di giustizia di primo e secondo grado.
La riforma della giustizia tributaria in pillole
La riforma, promossa dalla Guardasigilli Marta Cartabia e dal ministro dell’Economia Daniele Franco, interviene sul doppio livello di organizzazione della giustizia tributaria e sulle regole del processo per i professionisti che lavorano nel settore.
Nel dettaglio, i ricorsi di primo grado fino a 3mila euro notificati a partire dal 1 gennaio 2023 saranno decisi da un giudice monocratico. Per calcolare il valore della lite si considera, come prevede la modifica voluta in Senato, anche l’imposta virtuale calcolata a seguito delle rettifiche di perdite.
La novità ha lo scopo di snellire l’iter delle microliti, che nel 2021 hanno rappresentato il 49,6% del numero delle controversie in primo grado e il 32,6% in appello, nonostante un peso finanziario minimo, pari allo 0,2% e allo 0,3% sui complessivi 16,7 miliardi di euro.