Come noto, la Commissione Interministeriale Mef-Giustizia è al lavoro per individuare le direttrici dell’ormai indispensabile riforma della Giustizia Tributaria. Nel corso dei lavori, si sono svolte diverse audizioni che hanno visto coinvolti i professionisti del settore, come quella che si è svolta lo scorso 24 maggio con il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro.
I consulenti del lavoro hanno presentato alcune proposte in merito alla riforma della giustizia tributaria, all’interno di un documento che contiene alcuni punti essenziali:
- la necessità di preservare sia il doppio grado di giudizio di merito che l’articolazione della competenza delle commissioni provinciali e regionali;
- l’esigenza di favorire l’indipendenza delle commissioni tributarie dal MEF per consentire l’estraneità dei magistrati da ingerenze esterne;
- l’urgenza di ripensare la professionalizzazione dei giudici tributari, che devono essere selezionati tramite concorso pubblico e impiegati a tempo pieno, oltre ad avere l’obbligo di formazione permanente.
Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro ha poi sottolineato l’esigenza di una profonda revisione dell’impianto generale della giustizia tributaria, ormai non più adatto a rispondere all’esigenza di rendere davvero efficaci gli strumenti deflattivi del Contenzioso Tributario, oltre che il rispetto del principio del giusto processo, così come previsto dall’art. 111 della Costituzione.
Inoltre, l’indipendenza dell’organo di giustizia non può essere scissa da una suddivisione delle competenze tra le diverse composizioni degli organismi giudicanti (giudice tributario onorario e ordinario), così come è fondamentale consentire l’assistenza tecnica davanti alle Commissioni tributarie provinciali e regionali.
Infine, l’implementazione degli strumenti tecnologici è imprescindibile per favorire lo svolgimento delle udienze da remoto e permettere lo sviluppo di metodologie di archiviazione che consentano la creazione di banche dati ufficiali. Devono invece essere confermati e potenziati gli strumenti già esistenti per la risoluzione extragiudiziale, fondamentali per prevenire all’origine la nascita di contenziosi, con particolare attenzione alle istanze di reclamo e mediazione, che devono essere poste sotto la giurisdizione di un organo terzo e sottratte al giudizio dell’Agenzia delle Entrate.
La riforma del settore Giustizia, prevista nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, rappresenta uno strumento fondamentale per reagire alla crisi economica derivante dall’emergenza sanitaria da Covid-19: ridurre i tempi del giudizio e incentivare strumenti di risoluzione alternativa delle controversie vuol dire infatti incrementare la fiducia degli operatori economici, e di conseguenza la propensione agli investimenti.