La rivoluzione digitale coinvolge sempre più da vicino studi professionali e liberi professionisti come commercialisti, avvocati e consulenti del lavoro. Che si tratti di soluzioni previste dalla legge, come la fattura elettronica, o di strumenti volti a semplificare i processi, la rivoluzione digitale sta sicuramente cambiando il modo di lavorare di molti professionisti e offre nuove opportunità di crescita.
La rivoluzione digitale è entrata senza dubbio negli studi professionali italiani: lo scorso anno avvocati, consulenti del lavoro e commercialisti hanno speso ben 1.172 milioni in tecnologie Ict, con una crescita del 2,6% rispetto al 2016. Si tratta di numeri destinati ad aumentare anche nell’anno in corso, con un incremento stimato del 3,8% e una spesa prevista di 1.217 milioni.
È quanto emerge da una ricerca dell’Osservatorio professionisti e innovazione digitale della School of Management del Politecnico di Milano; lo studio sottolinea come, se da una parte l’aumento di spesa sia dovuto principalmente all’adeguamento a obblighi normativi, la maggior parte degli studi professionali investe nel digitale per innovare i servizi, migliorare l’efficienza e la relazione con i clienti. Vediamo quindi nel dettaglio i risultati di questo studio.
Rivoluzione digitale tra fatturazione elettronica e cloud
Lo strumento tecnologico maggiormente utilizzato negli studi professionali è senza dubbio l’archivio digitale, diffuso nell’80% dei casi; quasi uno studio su due, poi, si serve di una piattaforma cloud, come quella fornita da iContenzioso, per l’archiviazione di documenti e pratiche. Inoltre, il 27% dei professionisti utilizza strumenti digitali, come mail e videochiamate, per gestire i rapporti con i propri clienti.
In assoluto, la tecnologia di adottata è la firma digitale, utilizzata nel 97% degli studi professionali, seguita dalla fatturazione elettronica (42%) e dai software per video chiamate (36%).
Chi spende di più per entrare nella rivoluzione digitale?
A stanziare maggiori finanziamenti per l’innovazione tecnologica sono senza dubbio gli studi multidisciplinari, con una spesa media di 14.100 euro, anche se in calo rispetto al 2016. Seguono i commercialisti, con una spesa media di 8.800 euro (con un incremento dell’1,6%) e i consulenti del lavoro che investono circa 8.700 euro.
Ad investire meno nella rivoluzione digitale sono gli avvocati, che spendono in media 5.300 euro; tuttavia quella degli avvocati è la categoria che registra la crescita di spesa più rilevante, con un incremento del 15% rispetto al 2016.
Inoltre gli studi maggiormente interessati agli investimenti sono quelli del Nord Italia, dove quasi uno su quattro spende più di 10mila euro, contro il 15% del Centro e il 5& del Sud.
Per il 2018, l’Osservatorio stima un aumento degli investimenti Ict, in particolare da parte degli studi multidisciplinari (il 44% incrementerà la spesa), seguiti da commercialisti (+43%), consulenti del lavoro (+29%) e infine dagli avvocati (+25%). Per questi ultimi, non solo è previsto un aumento di spesa più contenuto, ma anche una maggiore riduzione degli investimenti: uno su quattro, infatti, diminuirà il budget del 50%. Al contrario, secondo le stime solo il 5% dei commercialisti e degli studi disciplinari e il 6% dei consulenti del lavoro ridurranno gli investimenti nel digitale.
Su quali tecnologie si concentrano gli investimenti?
Come anticipato, le tecnologie sulle quali si concentra il maggior numero degli investimenti sono quelle legate ad obblighi normativi e alle attività lavorative; in particolare:
- Firma digitale (97%);
- Fatturazione elettronica (42%);
- Software per videochiamate (36%);
- Sito web (34%);
- Piattaforme di e-learning (28%).
Ancora scarsamente diffusi, invece, gli strumenti più avanzati come Artificial Intelligence (2%) e Business Intelligence (3%), che potrebbero essere utilizzati per sviluppare e offrire nuovi servizi.
Provocano grande interesse quelle tecnologie che offrono la possibilità di conservare documenti in formato digitale, sia per lo studio che per i clienti, di gestire elettronicamente i documenti e di condividerli documenti con clienti, colleghi e fornitori.
In aumento anche l’utilizzo del cloud, con un aumento del 28% rispetto al 2016: il 46% degli studi, infatti, si serve di piattaforme a supporto dei processi lavorativi che sono, almeno in parte, in cloud.
Un esempio in questo senso è iContenzioso, il software gestionale rivolto ai professionisti del contenzioso tributario. iContenzioso è una piattaforma cloud based, che permette di conservare i documenti in uno spazio sicuro e sempre accessibile, da qualsiasi dispositivo. Inoltre i documenti possono essere condivisi con colleghi e collaboratori e, grazie alla smart dashboard, i progressi di ogni pratica e le scadenze sono sempre sotto controllo.
iContenzioso è un vero e proprio assistente virtuale, che, oltre a ricordare scadenze e documenti, crea automaticamente la Nota di Iscrizione a Ruolo, snellendo notevolmente i processi all’interno dello studio professionale.
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